Dazi commerciali e instabilità geopolitica e l'accentuato ritardo nella consegna di nuovi velivoli che non permette alle aerolinee di soddisfare la crescente domanda hanno fatto rivedere alla Iata le previsioni per il 2025 con profitti netti che scenderanno a 36 miliardi di dollari (31,5 miliardi di euro), in ribasso rispetto alla previsione di inizio anno che era di 36,6 miliardi.
Siamo di fronte al 26% in meno nelle consegne rispetto a quanto era atteso un anno fa.
Conti alla mano, a oggi gli ordini complessivi superano i 17mila aeromobili da consegnare alle varie compagnie aeree, con un tempo di attesa che si è allungato fino a 14 anni e soprattutto con una media annuale delle consegne
che si è attestata sui 1.692 velivoli da introdurre nelle flotte dei vettori, rispetto alla media di oltre 2.000 macchine che rappresentava la tabella di marcia annuale nell’agenda di commesse pre-pandemìa.
In questa situazione non aiuta certo la guerra commerciale: gli utili operativi sono in forte calo, a 66 miliardi di dollari (58 miliardi di euro) rispetto ai 67,7 miliardi che erano previsti nelle stime di qualche mese fa.
La nota positiva proviene dal segmento leisure: i viaggi, infatti, rappresentano una voce irrinunciabile nei consumi e i passeggeri sono ulteriormente cresciuti: si prevede che a fine anno si sfioreranno i 5 miliardi di utenti trasportati con gli aeromobili, un incremento del +4% rispetto al 2024.
Un’industria, quella dell’aviazione commerciale che attualmente assicura 86,5 milioni di posti di lavoro nel mondo con una incidenza sul Pil mondiale che ha raggiunto il 3,9%.
Un’altra buona notizia proviene anche dal versante della sicurezza nei cieli: su un totale di 40,6 milioni di viaggi operati lo scorso anno, si sono verificati solo 7 incidenti mortali, con 244 vittime.