SI PREFERISCONO I TERRITORI LONTANI DALLE CITTÀ

Dal Primo Osservatorio del Turismo dei Territori condotto da Astra. Ricerche per Feries risulta che nell’ultimo anno tre italiani su dieci hanno avuto un’esperienza di viaggio che classificano come turismo dei territori (30%).
Sono soprattutto 25-35enni (52%) e 35-44enni (50%), con trasversalità per area geografica e valori più elevati per chi vive in città grandi o medie-gradi, per i quali è un turismo che svolge il ruolo di ‘fuga dalla città’.
Il trend è in aumento se si parla di intenzioni di viaggio. Otto italiani su dieci (di cui ben il 40,5% indica ‘molto’) ritengono che il turismo dei territori sia ideale per conoscere davvero l’Italia e le sue numerose bellezze e oltre il 78% è concorde nell’affermare che valorizza aree, territori e centri fuori dalle rotte turistiche più battute. Secondo gli intervistati non si tratta di un turismo “buono” solo per il turista: lo è anche per il territorio con un impatto positivo sull’economia locale (76%), rispettoso delle comunità (74%), socialmente responsabile perché crea o consente di mantenere posti di lavoro (71%) e anche più sostenibile a livello ambientale (70%).
In questo quadro il concetto di turismo dei territori non solo risulta chiaro (solo un intervistato su venti fatica a capire di quale turismo si stia parlando) ma emerge come interessante per le proprie vacanze future: per quasi tre su quattro (73%) sarà il prossimo viaggio. La propensione è forte presso tutti i gruppi analizzati ma alcune differenze sono degne di nota: è un turismo più interessante per le donne (molto: 34%) che per gli uomini (26%), al crescere dell’età (dai 25-35enni con il 22% ai 55-70enni con il 35%) e ha i livelli massimi di gradimento nel Nord Ovest (32%) e nel Sud (34%).
La parola-chiave che meglio definisce questo emergente approccio al viaggio, spontaneamente indicata dagli intervistati, è “scoperta”. Questo tipo di turismo invita a un’immersione profonda, permettendo di conoscere e “vivere” luoghi meno noti, ben lontani dai circuiti del turismo di massa. L’obiettivo non è rinunciare a nulla, anzi: si tratta di un viaggio arricchito da un contatto autentico con la cultura, la storia e l’arte del luogo. Allo stesso tempo, offre esperienze enogastronomiche genuine e la possibilità di riconnettersi con la natura in un modo più intimo e rispettoso. È, in sostanza, una ricerca dell’autenticità che
trasforma ogni viaggio in un’avventura personale e ricca di significato. Per questo non è un turismo associato solo a regioni storicamente ‘forti’: viene ritenuto adatto a regioni del Nord come Trentino-Alto Adige (21%) ed Emilia-Romagna (17%), del Centro con la Toscana prima assoluta in classifica (30%), Sardegna (22%), Umbria (16%), Lazio (13%) e del Sud con ottimi valori per Sicilia (29%) e Puglia (26%) seguite dall’Abruzzo (oltre il 18%), Campania (18%), Calabria (13%).
Alla richiesta di indicare fino a quattro regioni che prenderebbero in considerazione per una vacanza ‘dei territori’, gli italiani confermano in testa al ranking la Toscana (oltre il 42%) seguita dal Trentino-Alto Adige (32%) e poi dalla Puglia (30%), dalla Sicilia (29%) e dalla Sardegna (26%). Notevoli i risultati di Umbria (26%), Abruzzo (24%), Emilia-Romagna (20%) e Campania (19%). Di nuovo, un variegato mix di Nord, Centro e Sud, con una crescita di regioni solitamente prese meno in considerazione dal turismo.
Il turismo dei territori, inoltre, può favorire la destagionalizzazione dei flussi: la stagione migliore – secondo gli intervistati – è la primavera (oltre il 66%) seguita dall’estate (54%) e dall’autunno (51%); solo l’inverno (21%) è staccato dalle altre stagioni: segno che per almeno 8-9 mesi all’anno è un turismo nelle corde degli italiani.